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Cesare Tudino - Missa pro defunctis, Mottetti

CDA018

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CESARE TUDINO (1530 c. - 1591/92)

Compagnia Virtuosa,

Walter Testolin

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Contenuta nella raccolta Missae quinque vocum Liber primus edita a Venezia nel 1589, la Missa pro defunctis rappresenta senza dubbio uno dei più alti risultati artistici di Cesare Tudino, compositore nato ad Atri nell’attuale provincia di Teramo, intorno al 1530.
Se ai giorni nostri questo suo Requiem ha dovuto attendere questa registrazione per venire conosciuto, lo stesso non si può dire degli anni in cui il compositore operò e nei decenni successivi: ne è prova la sua presenza in una prestigiosa raccolta manoscritta (grazie a Guglielmo Buonsanti per la segnalazione) compilata nel 1613 a Augsburg (Augusta), importante centro economico e culturale bavarese, la città in cui vivevano e operavano i Fugger, la più influente e ricca famiglia di imprenditori e mecenati tedesca. In questa raccolta, intitolata 
Offitia Pro fidelibus defunctis a praestantissimis Aucthores composita 4, 5 et 6 vocum, il Requiem di Tudino appare a fianco di versioni della messa dei morti di Gregor Aichinger e Christian Erbach, entrambi operanti ad Augusta, del veneto Giovanni Matteo Asola e di due veri e propri giganti della musica degli anni appena trascorsi, Orlando di Lasso e Tomás Luis de Victoria. La presenza della composizione di Tudino, peraltro edita ben ventiquattro anni prima, mostra tanto l’autorità della figura del compositore quanto la rilevanza che questo Requiem ebbe anche fuori d’Italia negli anni tra la fine del Cinque e l’inizio del Seicento.

Fin dalla sua apertura, l’introito Requiem aeternam, la messa di Tudino mostra l’altissimo livello della composizione. Qui il flusso lento e costante che riveste il cantus firmus affidato alla voce del Tenor, dà vita ad una sorta di magma trasparente, screziato da piccoli movimenti ritmici delle voci. Una scrittura magistrale, capace di esaltare il senso di fiducia e di luce che il testo evoca, in una delle più belle pagine musicali del Rinascimento italiano.

Accanto a momenti in cui la sapienza compositiva del maestro atriano dà vita a episodi fortemente assertivi, come KyrieSanctus e, in maniera appena più sfumata, Agnus Dei Lux aeterna, due lunghi brani si stagliano per particolarità all’interno dell’opera: la prima è la lunga sequenza Dies iraecomposta su tre differenti modelli ripetuti a loro volta tre volte, ai quali si alternano i versetti in canto piano, prima di concludersi nel commovente trio ‘Judicandus homo reus’, che volge al tenero sigillo dell’ultima stanza ‘Pie Jesu Domine’; l’altro episodio è l’offertorio Domine Jesu Christe, lungo mottetto di potente tensione emotiva e di particolare difficoltà esecutiva, nel quale musica e testo si aggrovigliano in un vortice che ben ricorda quella discesa verso l’oscuro nel quale l’anima del defunto rischia di scivolare se non sostenuta dalla preghiera di chi lo sta accompagnando nell’ultimo viaggio.

Nella stampa del 1589 il Requiem si concludeva con un mottetto, Ego sum resurrectio et vita, testo che non fa parte della liturgia dei defunti ma che ben rappresenta il significato dell’intero rito per un credente. Quella luce interiore che l’Introito aveva evocato si manifesta in maniera eloquente in questo brano, di carattere quasi festoso, vera testimonianza del magistero di Tudino. Degno di nota, in una composizione di così esemplare serenità, il passaggio quasi madrigalistico nel quale la musica, prima magistralmente sospesa e retoricamente resa attraverso una scrittura a tre voci in falso bordone sulle parole ‘etiam si mortuus fuerit’, esplode improvvisamente nel successivo ‘vivet in aeternum’, dove le voci si inseguono in rapide successioni di note nere.

Oltre che nel Missae quinque vocumEgo sum resurrectio et vita era già presente nella raccolta Mottettorum quinque vocibus Liber primus (edita un anno prima, sempre a Venezia, nel 1588), dalla quale sono tratti gli altri sei mottetti compaiono in questa registrazione.

Per uno di essi, O memoriale mortis Domini, si è scelto di affidarne un’intavolatura per organo elaborata ed eseguita da Dario Carpanese.

Regina caeli è un mottetto festoso che propone una scrittura d’imitazione stretta che alterna frasi sillabiche ad altre più fiorite.

Hodie nobis de caelo fin dalla trasparente e riuscitissima apertura melodica che caratterizza il proprio inizio, è un mottetto di notevole qualità, che sembra in qualche modo debitore dello stile di Palestrina. Bellissimi i tre mottetti che chiudono la registrazione.

Pater noster è mottetto di limpida costruzione e di altissima fattura che proprio a quello stile palestriniano, fatto di frasi che si sciolgono una nell’altra senza soluzione di continuità, si ispira. Solo poche parole (‘da nobis hodie’, in tentationem’, ‘sed libera’) si stagliano grazie a una scrittura improvvisamente verticale, acquisendo particolare importanza, esaltando per contrasto la fluidità che caratterizza le altre.

Da pacem Domine, il cui inizio sembra riflettere frammenti di quello sperimentalismo cromatico a cui Tudino aveva dato forma in alcuni suoi madrigali, è un mottetto di alta tensione drammatica ed espressiva e di altrettanto elevatissimo livello tecnico.

La grazia evocata nel testo è invece la materia di cui è composto il conclusivo O sacrum convivium, mottetto di luminosa bellezza nel quale il mestiere del compositore si sublima in un risultato sonoro davvero encomiabile. Anch’esso in qualche modo debitore nei confronti di Palestrina, come i mottetti precedenti ha ben poco da invidiare a molte opere del grande maestro prenestino.

Si può facilmente intendere dall’ascolto che la qualità della musica di Tudino ha poco da invidiare a quella dei grandi nomi del Rinascimento italiano e questo disco vuole essere solo un primo passo verso una conoscenza maggiore di un nome misconosciuto della musica del nostro passato. Una rappresentativa testimonianza di quei tanti talenti musicali che quell’epoca ha espresso, anche e soprattutto lontano dai grandi centri, una diffusione capillare dell’arte musicale che è fiorita in tutta la penisola e della quale Cesare Tudino è un frutto particolarmente saporito, ma senz’altro non isolato.

Walter Testolin

Il Progetto Tudino è un’iniziativa culturale dedicata alla riscoperta e alla valorizzazione della musica del tardo Rinascimento in Abruzzo.
Ideato e promosso dall’Associazione Compagnia Virtuosa dal 2022, il progetto si avvale della collaborazione di associazioni regionali e nazionali, ricercatori e studiosi del settore nonché del sostegno di istituzioni e di enti pubblici e privati, a formare una rete di sinergie tra i vari soggetti coinvolti.

Il programma, di respiro pluriennale, comprende una serie di iniziative volte a promuovere la conoscenza di questo patrimonio musicale attraverso concerti, laboratori, seminari e attività di ricerca ed editoriali. Il tutto con un taglio divulgativo che unisce la ricerca storica alla pratica musicale, creando opportunità di apprendimento e incentivando la partecipazione e l'interesse verso la musica antica.

Rinascimenti musicali d'Abruzzo è una collana discografica che, all’interno del “Progetto Tudino”, ha l'obiettivo di presentare, attraverso volumi monografici (a tema o per autore), una selezione di opere di compositori abruzzesi del periodo storico illustri, ma oggi poco o niente affatto conosciuti, per promuoverne la conoscenza e valorizzarne l’eredità musicale.

“Rinascimenti” sta per "rinascite”, termine che rende bene l’idea di portare a nuova vita artisti che, seppure collocati marginalmente rispetto ai grandi centri musicali di allora, hanno contribuito in modo significativo all'evoluzione della musica, affermando o sviluppando nuovi stili.
La collana è aperta a nuovi contributi e il progetto è ambizioso: Capece, Sabino, Fornaci, Lupacchino, Aglione, Johannes de Quadris, Cotumacci sono alcuni dei nomi che comporranno la collezione. Non un omaggio al solo Rinascimento, dunque, ma strumento per una vera e propria rinascita dell’eredità musicale storica abruzzese.

Walter Pili

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